STORIE

La Marfisa, tennis tra storia e letteratura

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La Marfisa, tennis tra storia e letteratura

Appena dentro le mura cittadine, tra via Saffi, la magnifica Palazzina Marfisa d’Este e Palazzo Bonacossi, resta in attività un pezzo di storia di Ferrara, il Tennis Club Marfisa. La Marfisa (così la chiamano in confidenza i ferraresi, da sempre) è quel luogo in cui sembra che il tempo non sia mai passato, così elegante e composto. Nell’aria corrono i toc-toc prodotti dalle palline sulla terra rossa e nient’altro, solo il silenzio concentrato dei giocatori nonostante il Circolo si trovi a due passi dalle vie più frequentate del centro storico.

Club Marfisa di Ferrara

La Marfisa è qui immobile dal 1929, da quando Carlo Savonuzzi - ingegnere ferrarese al quale la città deve anche l’Acquedotto, lo Stadio Paolo Mazza, il Conservatorio, e tante altre soluzioni urbanistiche - l’ha progettata perché si imponesse come il tennis club ferrarese per eccellenza. Da allora è cambiato poco e niente anche grazie all’interesse della Dirigenza di preservare il club storico autentico. L’attenzione ai dettagli e la cura costante hanno permesso alla Marfisa di portare al meglio la sua età e di superare indenne l’intervento invasivo dei tedeschi che, durante la Seconda guerra mondiale, trasformarono due dei campi in maneggio per cavalli!

Dal 1955 ad oggi, il tennis club ha ospitato e organizzato gare di rilievo nazionale come la Coppa Brian, che vide protagonisti Nicola Pietrangeli e Fausto Gardini, o la Coppa Bossi nel 1959, la celebre Coppa Facchinetti nel 1973, la Coppa Luzzato nel 1974, la Coppa Lambertenghi o la Coppa Città di Ferrara. L’impegno e la professionalità del club gli hanno garantito anche due importantissimi riconoscimenti da parte del C.O.N.I.: la Stella d’Argento nel 1974 e la Stella d’Oro nel 1995. Foto, targhe e coppe, a testimonianza di queste righe, sono disseminate e appese tra le sale della Marfisa, assieme a ritagli di giornale e altri ricordi indelebili.

Oggi il club, sotto la presidenza dell’ingegnere Daniele Malucelli dal 2014, continua ad ospitare gare e tornei contando circa 450 soci di tutte le età. Da club elitario che accoglieva solo membri di famiglie borghesi e benestanti, oggi la Marfisa si lascia popolare da una fascia più allargata di cittadinanza che ne porta avanti l’eredità agonistica.

Club Marfisa di Ferrara

Malucelli, che ha iniziato a frequentare il tennis Club a soli 11 anni assieme al padre, assiduo giocatore, ha tanti aneddoti da raccontare che delineano il profilo di una Marfisa che cresce e cambia assieme ai suoi avventori, mantenendo sempre quell’aura gentile d’altri tempi. Dalle cene sociali all’Hotel Astra in viale Cavour, ai tornei più fantasiosi... come quella volta che alcuni soci decisero di giocare a “tennis pinnato”, indossando le pinne al posto delle scarpe tradizionali! 

Non sono mancati alcuni giocatori illustri: su questi campi si potevano incontrare Giorgio Bassani, che non smise mai di frequentare il Club, anche dopo il suo trasferimento a Roma, Luciano Chailly e Michelangelo Antonioni. Bassani ambientò anche il suo Giardino dei Finzi-Contini proprio tra questi campi, e il Club ha voluto omaggiarlo, qualche anno fa, predisponendo il cosiddetto “percorso bassaniano”: un percorso segnato da alcune targhe dorate, lungo il perimetro della struttura, che riportano i passi più belli della nota opera bassaniana.

Anche Antonioni ha voluto omaggiare il Club con la sua arte: la Marfisa appare in Cronaca di un amore per fare da sfondo all’indagine di un investigatore privato sul passato oscuro della protagonista, Paola Molon.

Club Marfisa di Ferrara

Un Club strettamente legato alla sua città, dunque, che, come tanti, ha favorito amicizie e relazioni sociali destinate a durare tutta la vita e per questo è ancora tanto amato dai suoi soci. Accoglie ancora i suoi soci storici tra le sale interne, che ricordano quelle dei bar di paese, tra TV accese, chiacchiere, confidenze e risate, ma con quell’eleganza innata della Marfisa. Non solo meriti sportivi, quindi, ma un forte sentimento di appartenenza, i soliti rapporti indissolubili, ricordi gloriosi e un po’ di chiacchiere in confidenza. Forse è per questo che Antonioni spedì proprio qui al Club l’investigatore privato della sua pellicola ad indagare...?