STORIE

Coccino, coccetto o scoccetto?

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Come tutte le tradizioni che si rispettino, anche quella del gioco pasquale emiliano, in passato molto diffuso nel ferrarese, ha più di un nome in regione; ad ogni modo qui a Ferrara, il vero nome della sfida delle uova è scuzzét, ovviamente in dialetto. 
Per l’evidente assonanza con il termine ‘coccio’, avrete forse già capito che la gara ad eliminazione dai tanti nomi si basi sulla rottura dell’uovo avversario, ma come? 
Con cosa? E che tipo uova?
Vediamo nel dettaglio la procedura in modo che possiate allenarvi in vista del Lunedì di Pasqua, giorno deputato al torneo, e appassionarvi facilmente alla tradizione.

tradizione ferrarese scuzzèt

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Coccino, coccetto o scoccetto?

Innanzitutto le uova in questione sono classiche uova di gallina che devono essere precedentemente bollite; c’è chi ama, in questa sede, dare sfogo alla propria creatività tingendo le uova con coloranti naturali (o meno…) per presentarsi allo sfidante nel massimo dello splendore. Badate bene: qualcuno tenta una scorciatoia verso la vittoria utilizzando uova di faraona, dalla buccia più resistente; se vi dovesse venire un dubbio non esitate a richiedere specifici controlli! Si gioca seriamente qui.
Quante uova andremo a bollire? La quantità di uova di scorta concesse è variabile, ogni torneo ha la sua regola.

Uova di gallina

Con Il nostro arsenale ci presenteremo al cospetto dell’avversario, il Lunedì dell’Angelo, affettuosamente detto il giorno di Pasquetta, per il pari e dispari. Sarà il pari a picchiare per primo l’uovo su quello dello sfidante, e quest’ultimo risponderà successivamente. L’uovo percosso deve essere tenuto fermo dal giocatore che potrà scoprirne il guscio in minima parte… se è disposto a prendere qualche botta sulla propria mano! La punta, la parte più sottile dell’uovo, è il primo terreno di battaglia. Da lì si passerà alla pancia e poi all’estremità inferiore. I giocatori del primo turno potranno sfidarne altri ma è importante che le uova avversarie siano nello stesso stato di degrado: a punta rotta deve corrispondere punta rotta, punta e pancia per punta e pancia, e così via. 
L’uovo vinto viene ‘incassato’ dal vincitore che lo prenderà e lo metterà in tasca, in saccoccia, verso nuove sfide.

tradizione ferrarese scuzzèt

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In alcuni paesi dell’appennino emiliano si gioca in piazza ponendo le uova su un lungo bastone di legno, la fila: lì è il cerimoniere a decidere chi prenderà le uova per primo e da quale estremità del bastone bucherellato, per sfidarsi a colpi di coccio.
Nelle nostre campagne, invece, si era soliti giocare in famiglia mettendo però quasi a rischio i rilassanti pranzi di Pasquetta, e a volte anche i rapporti familiari.


Anche nel nostro territorio, comunque, la creatività non è mai mancata in vista della sfida all’ultimo uovo: piccoli capolavori ovali dai colori più disparati venivano preparati con cura durante il weekend di Pasqua. Bucce di cipolla, spinaci e rape rosse i coloranti naturali più ambiti. Qualcuno osava persino decorazioni floreali, anche dipinte a mano con piccoli pennelli. Davvero un peccato vedere queste piccole opere d’arte distruggersi sotto le mani dell’avversario!

Oggi questa tradizione si è persa e restano in pochi a ricordare le terribili sfide a suon di uova, ma Pasquetta richiama sempre e comunque alla convivialità e alla condivisione: sono tanti i ferraresi che amano organizzare grigliate all’aperto e un profumino invitante si diffonde per tutta la città.